La violenza online

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Introduzione

Nel tempo della condivisione collettiva di immagini e contenuti, molteplici sono le forme di sopruso in cui si può incorrere. Conoscerle è fondamentale in quanto minore è la percezione dei fattori di rischio e più alta è la possibilità che quelle manifestazioni di soprusi e molestie intenzionali possano accadere e intrudere nelle vite singolari.

Offese e derisioni diventano di pubblico dominio, entrando in circuiti di accesso incontrollabili. Si tratta di offese e derisioni che attaccano principalmente sottogruppi di persone che per ragioni differenti di natura etnica, politica, culturale, sessuale o religiosa, vengono discriminate, umiliate e attaccate facendo leva su quella particolarità che di fondo contraddistingue il singolo.

Esso viene spogliato di quella particolarità, ridotta a neo da estirpare in nome di una presunta superiorità e dell’intolleranza che l’altro nella sua diversità ci sfugge.

Le 5 forme di violenza online

 

Si proverà a nominare quelle forme di violenza a cui espone l’universo online, perpetrate attraverso i dispositivi digitali, al fine di renderle esistenti prima di tutto nel patrimonio conoscitivo personale di ciascuno, rendendone possibile il riconoscimento:

-Lo stalking è una forma di persecuzione che muove comportamenti molesti nei confronti di un terzo di cui si cerca ripetutamente il contatto attraverso chiamate e messaggi, infondendo uno stato di ansia e paura, fino a costringere la persona a stravolgere le proprie abitudini di vita.

-Il revenge porn è una forma di abuso praticata attraverso l’estorsione, minaccia o vendetta a sfondo sessuale che si verifica in seguito alla diffusione di immagini o video intimi, spesso prodotti in seguito a pratiche di sexting, contro la volontà della persona ripresa.

-L’hate speech è un tipo di comunicazione eccessivamente critica che diffonde insulti e incita all’odio e all’intolleranza nei confronti di una persona o di un gruppo di persone che appartengono a una determinata etnia, orientamento sessuale o religioso, disabilità, schieramento politico.

-Il cyberbullismo è una forma di prevaricazione nei confronti di un minore o un gruppo di pari mediante la circolazione in rete di contenuti volti a generare danno e derisione attraverso l’utilizzo dei social network. È un fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti e nel contesto scolastico.

-La diffamazione consiste nell’offendere e screditare la reputazione, intesa come stima e dignità socialmente riconosciuta, di un’altra persona in sua assenza.

L’esposizione nel web

 

L’apparente distanza virtuale che impone il cyberspazio (il non essere visti e il non vedere la vittima), la velocità e facilità del gesto di offesa che non lascia spazio al pensiero e la minore inibizione nel mostrarsi via web,  sembra agevolare la messa in atto deresponsabilizzante di queste forme di umiliazione a partire dalla protezione che offre lo schermo, limitando la paura di poter essere scoperti e puniti.

Il mondo digitale non si limita più, dunque, a essere un modo innovativo per accedere a contenuti e restare in contatto, bensì può diventare un canale che trasforma le dinamiche di scambio relazionale in dinamiche impari e asimmetriche che annullano il rispetto dei dati personali.

Eppure, ciascuna delle forme di violenza citate sono vere e proprie forme di reato messe in atto creando danno in modo volontario e ripetuto, con effetti reali sulla vita della persona.

 

 

Segnali di disagio e tutela

 

È importante sapere che esiste una risposta di tutela che può proteggere da queste illegittime forme di aggressione, intrusione e danneggiamento legate all’uso delle nuove tecnologie e dei social network in forma privata o pubblica, risposte di tutela sia legale che psicologica mediante l’emanazione di sanzioni e pene e la presenza di servizi di supporto psicologico. Esistono appositi sportelli di assistenza legale e psicologica a cui affidarsi per ricevere in una fase preliminare all’avvio di qualsiasi percorso di tutela, il supporto adeguato per, rispettivamente, porre un freno alla circolazione dei dati ingiuriosi e poter ricevere l’ascolto di cui si ha bisogno per elaborare quanto subíto.

Riguardo quest’ultimo punto, particolare attenzione va prestata alla presenza di un perdurante e grave stato di ansia accompagnato da: instabilità emotiva,  perdita di peso, perdita del sonno, perdita di memoria, timore di essere danneggiati nella propria immagine, timore di perdere i legami sociali, alterazione della propria quotidianità.

Tali condizioni alimentano uno stato di vulnerabilità emotiva che talvolta spinge alla chiusura e all’isolamento per vergogna, senso di colpa, per il timore di non riuscire ad allontanare la fonte del maltrattamento o per il timore di non venire riconosciuti nel proprio malessere e disagio.

Quel malessere e quel disagio hanno diritto di essere accolti e il primo passo è riconoscere di avere un problema e poter chiedere aiuto ad un esperto che possa, caso per caso, orientare il proprio ascolto in un processo di parola che lasci spazio e tempo all’elaborazione.

 

Francesca Di Costanzo

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