Ergastolo Ostativo: rischio libertà? | Brevi considerazioni sulla sentenza della Consulta del 15/04/2021

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Il 15 aprile scorso, la Corte Costituzionale ha esaminato le questioni di legittimità sollevate dalla Corte di Cassazione circa il regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e di contesto mafioso, i quali non hanno collaborato con la Giustizia, ma chiedono l’accesso alla liberazione condizionale.

Infatti, la Suprema Corte osservava che la disciplina ostativa attualmente in vigore risulterebbe in contrasto con gli artt. 3 e 27 Cost., nonché con l’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Corte Costituzionale adita, riunitasi in camera di consiglio, ha rinviato la trattazione delle questioni sollevate al maggio 2022, concedendo al legislatore un anno per intervenire sulle disposizioni ritenute in contrasto con la Legge fondamentale dello Stato.

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Tale vicenda si ricollega alla precedente decisione della Consulta del 22 ottobre 2019, con la quale l’ergastolo ostativo è stato dichiarato “incostituzionale” e che ha destato non poche riflessioni sul punto.

Invero, con “ergastolo ostativo” si individua il particolare tipo di regime penitenziario previsto dall’art. 4-bis della Legge sull’Ordinamento Penitenziario, che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari (liberazione condizionale, lavoro all’esterno, permessi premio, semilibertà) gli autori di reati particolarmente riprovevoli, quali i delitti di criminalità organizzata, terrorismo, eversione, individuati al comma 1 di tale norma, ove il soggetto condannato non collabori con la giustizia ovvero tale collaborazione sia impossibile o irrilevante. In questi casi, la pena viene scontata interamente in carcere divenendo quindi perpetua, senza considerare l’eventuale ravvedimento del reo e trasformando l’ergastolo in un vero e proprio “fine pena mai”.

Tale sistema si fonda su una presunzione assoluta di pericolosità sociale del detenuto in conseguenza della tipologia e gravità del reato commesso, che sottrae totalmente al giudice il potere di valutare caso per caso l’accesso ai benefici penitenziari, in considerazione dell’entità della pena inflitta, della personalità del soggetto e della progressione trattamentale.

Bisogna ricordare che l’ergastolo ostativo nacque in seguito ai tragici delitti del 1992 e dalla necessità di indagare su fatti di cruciale importanza per il Paese, vincendo l’omertà dei condannati. Il carcere duro è da considerare come una misura preventiva con l’obiettivo di impedire determinate comunicazioni tra i mafiosi detenuti e coloro che sono all’esterno.

Per di più, in tale periodo, avveniva la trattativa Stato-Mafia in cui il boss Totò Riina avrebbe avanzato richieste allo Stato attraverso quello che viene definito il “papello” (una lista di 12 richieste avanzate da Cosa Nostra).

Le Istituzioni rischiano di realizzare i desideri espressi dalla mafia stragista e di rendere inutili i sacrifici dei magistrati assassinati da Cosa nostra.

Forti anche le obiezioni sollevate in questi giorni per una decisione che va ad influenzare anche la situazione di numerose persone che in Italia stanno scontando condanne all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo e che potrebbero, nonostante tutto, ritornare liberi con la possibilità di tornare a comandare sul territorio.

Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone si augura che il legislatore possa intervenire presto in modo da non vanificare l’efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti uomini delle istituzioni.

Concedere la libertà condizionale o altri benefici a prescindere dalla scelta netta della piena collaborazione sarebbe un errore pericolosissimo che toglierebbe alla magistratura un importantissimo strumento di indagine e darebbe un colpo mortale alla costruzione di un sistema penalistico idoneo a sconfiggere la mafia, come già richiesto dallo stesso Riina. Così interviene il Procuratore Nazionale Nino Di Matteo.

Si attende l’intervento del legislatore per maggio 2022 in modo da non sottrarre un mezzo idoneo allo Stato nella lotta alla mafia.

Nessuno mi toglie dalla testa che si stanno pagando ancora cambiali contratte al tempo della trattativa.” (Salvatore Borsellino).

Arturo Massimo

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