Privacy e geolocalizzazione ai tempi del coronavirus

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Il mondo intero è alle prese con una pandemia globale, il Covid-19, meglio noto come Coronavirus, che sta sconvolgendo le vite di ogni persona in tutto il mondo.

Dapprima la Cina, ha dovuto affrontare tale problema e ad oggi, sta uscendo da questa crisi virale attraverso l’applicazione di misure restrittive della libertà personale e l’utilizzo di sistemi tecnologici per riuscire ad arginare l’epidemia  e il formarsi di focolai. Dopo la Cina il virus si è sparso in tutto il mondo e soprattutto l’Italia, sta subendo in termini di numeri di contagiati e di morti una grave crisi. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che con il Decreto “Restate a casa” ha decretato tutta l’Italia zona rossa, facendo leva sull’art. 16 della Costituzione che recita “ Ogni cittadino può circolare o soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Tale pandemia ci ha fatto capire  come alcuni diritti individuali fondamentali, possano venir meno a tutela di un interesse collettivo. Il Decreto  in oggetto, nasce sulla scia dei provvedimenti adottati dalla Cina che sta debellando il virus con l’imposizione ai propri cittadini di restare a casa, cosi da poter isolare l’epidemia. La Cina  però per debellare tale virus  ha trovato un valido alleato anche nella tecnologia e infatti il presidente cinese Xi, ha coinvolto dapprima   tutte le aziende di gestione dati e software tecnologici,  e in più ha intensificato e migliorato il  sistema di sorveglianza, attraverso l’utilizzo di 200 milioni di telecamere installate in tutto il Paese, tra cui  telecamere intelligenti, in grado di identificare tutte le persone che si muovono in assenza di mascherina, oltre a sistemi di scansione termica in real time per individuare casi di febbre. La SenseTime, una delle principali società di intelligenza artificiale in Cina, ha reso noto che il suo software di rilevamento della temperatura è stato adottato anche nelle stazioni metropolitane e in più ha sviluppato una piattaforma in grado di riconoscere i volti, anche se i cittadini scansionati indossano mascherine. Alibaba invece ha sviluppato un sistema, basato sull’intelligenza artificiale, tramite scansioni tomografiche computerizzate, (tac), nuovi casi di Covid-19, dando un tasso di accuratezza fino al 96%. Il compito maggiore, in questo momento così crcuciale,  lo stanno svolgendo gli smartphone, che attraverso un’app chiamata Alipay Health Code, assegna ad ogni cittadino un colore, verde, giallo,o rosso che indica in base allo stato di salute, fin dove può spingersi ogni persona. In Italia invece si utilizzano,per gli spostamenti, delle autodichiarazioni, che prevedono sanzioni penali come l’ammenda di 206 euro ed eventualmente per casi più gravi la reclusione. Tali strumenti seppur validi, ad oggi non riescono ancora ad arginare movimenti non necessari da parte delle persone.

Possibile l’utilizzo di app per geolocalizzare i movimenti delle persone anche in Europa?

Ci si chiede se gli stessi interventi di natura tecnolgica, con utilizzo di app che  possano geolocalizzare i movimenti delle persone, possano essere applicati anche qui in Europa e in Italia. L’utilizzo di tali app consentirebbe non solo di sanzionare coloro che si muovono senza giusto motivo e verso luoghi in cui vi è divieto di andare, ma si potrebbero tracciare tutti  i luoghi in cui una persona rivelatasi positiva al virus è stata, al fine di mettere in quarantena tutti coloro  che sono stati effettivamente in contatto con quest’ultima. L’Europa alla luce del recente Regolamento Europeo 679/2016 è pronta ad accettare questa nuova sfida che viene lanciata dalla tecnologia, che trova anche i suoi fondamenti giuridici nelle singole legislazioni nazionali, al fine di tutelare l’interesse collettivo? La singola persona, seppur nell’interesse collettivo, potrà trovare il rispetto dei suoi diritti, seppur ristretto? O basterà invocare un interesse collettivo ogni qualvolta, per prevaricare la tutela del diritto del singolo? Il trattamento dei dati anche al fine della tutela della salute dovrebbe avere comunque dei Titolari e Responsabili del Trattamento, che tuteleranno allo stesso tempo sia il singolo che l’interesse collettivo. Queste domande trovano una prima risposta nella dichiarazione di Andrea Jelinek presidente del Comitato Europeo per la protezione dei dati (Edpb),che ha indicato i parametri generali per un corretto bilanciamento d’interesse tra la salute pubblica e il diritto alla protezione dei dati personali. La privacy non è un ostacolo alla tecnolgia o a tecniche di geolocalizzazione che in questo periodo, in Europa, così come lo sono state in Cina, risulterebbero fondamentali, per arginare il contagio. La geolocalizzazione , quale misura di prevenzione del contagio Covid-19 è possibile , a tre condizioni: deve avere una base giuridica normativa, deve rispettare i principi di proporzionalità, deve essere garantito il diritto di difesa in via giudiziale. Il regolamento Europeo 679/2016 (Gdpr) ha al suo interno gli strumenti per affrontare tali problematiche,infatti l’art. 9.2  lett.i detta una specifica base giuridica per perseguire motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica, quali la protezione da gravi minacce per la salute a carattere trasnfrontaliero, sulla base del diritto dell’Unione o degli Stati membri, purchè siano prevista misure appropriate e specifiche per tutelare i diritti e le libertà dell’interessato, in particolare il segreto professionale. In materia di geolocalizzazione, però vanno aggiunte regole ulteriori e cioè quelle derivanti dalla “e-Privacy Directive”. La direttiva impone una gradualità di trattamenti, partendo dalla regola della priorità di uso di informazioni anonime, quali ad esempio dati aggregati con la eliminazione della possibile reversibilità ai dati nominativi.

L’Edpb, tuttavia si rende conto,  che il dato anonimo e il dato aggregato possono essere non sufficienti o non utili a scopi specifici, e quindi il Presidente Jelinek, fa appello all’art.15 della direttiva e- privacy, il quale apre la strada a legislazioni nazionali al fine di introdurre misure nell’interesse della sicurezza nazionale e della salute pubblica. Alla luce di ciò,nella speranza che questa pandemia si possa superare in tempi brevi e con meno danni possibili, risulta necessario un corretto bilanciamento di interessi, al fine di tutelare la salute, ma tale  da non prevaricare la privacy del singolo, quando non è accertato il reale interesse pubblico .

 Le Parole del Garante Privacy

Risultano importanti e meritano una riflessione, quelle che sono le parole del  Garante Privacy Antonello Soro, il quale  afferma che in uno stato eccezionale, come questo,  è lecito rinunciare a qualche libertà, ma il modello Cina non può diventare il modello per l’Italia. In momenti come questi, del tutto eccezionali, ci sono naturali e dovute limitazioni di privacy e alle nostre libertà, ma il tutto deve avvenire attraverso un sano e corretto bilanciamento degli interessi individuali e collettivi. Dalle parole del Garante privacy, non vi è una chiusura a quelle app che potrebbero migliorare in un certo senso le nostre vite, purchè questi nuovi strumenti vengano valutati sulla base di un progetto serio, visibile e conoscibile, ispirato a principi generali di trasparenza, proporzionalità e coerenza tra obiettivo perseguito e strumenti usati. Nelle sue parole però vi è una sorta di distacco da quelle che sono le politiche perseguite dal governo cinese che è figlia di una sorveglianza totale, una sorta di imperialismo digitale e dalle politiche coreane dove la cultura sociale e giuridica sono distanti dalla nostra. Il Garante afferma che anche in tempi di “guerra”, riprendendo l’espressione del neonominato commissario Arcuri, è sempre il diritto che deve guidare la scelta di atti necessari, cosi come ci indica la Costituzione, che in stato di guerra ammette la delega al Governo, per i soli atti necessari. Importante quindi che vi sia un affidamento alla legge, più che alle iniziative fai da te e infatti la stessa Costituzione ci fornisce questi strumenti, per un eccezionale limitazione della libertà, senza tuttavia minare i principi fondamentali di questa preziosa Carta dei Diritti, nata per tutelare, anche queste situazioni di crisi e di emergenza.

Francesco Lo Chiatto

 

 

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